HANNO DETTO DI “EREDITA COLPEVOLE” DI DIEGO ZANDEL (VOLAND EDITORE)

HANNO DETTO DI “EREDITA COLPEVOLE” DI DIEGO ZANDEL (VOLAND EDITORE)

Un intrigo da giallo giudiziario e un’inchiesta personale si addentrano nei cupi meandri delle vicende avvenute sul confine orientale d’Italia nel secondo dopoguerra. Zandel riesce a rendere i fatti storici sotto una nuova luce.
Egidio Ivetic (Università di Padova – dalla presentazione di Eredità colpevole a Padova)

…un nuovo ingranaggio del meccanismo di suspense che rende Eredità colpevole sempre di più un voltapagina. Diego Zandel si esprime qui con tutta la maestria maturata lungo un arco di esperienza da scrittore raffinato e insieme deciso a infondere nella sua prosa una sincera vena d’impegno che travalica di gran lunga ogni vicissitudine autobiografica.
Enzo Verrengia (La Gazzetta del Mezzogiorno)

Nel bel congegnato noir “Eredità colpevole”, Guido è ispirato al bravissimo autore Diego Zandel (campo di profughi fiumani di Servigliano, 1948), e l’imputato a Piškulić, capo della polizia politica di Tito e autore di eccidi nelle foibe.
Valerio Calzolaio (Italiani)

Il giornalista Guido Lednaz indaga sull’omicidio e segue varie piste che attraversano sia le atrocità del dopoguerra in Istria e Dalmazia sia le sofferenze dei profughi italiani in Italia.
Elisabetta De Dominis (Libero)

“Eredità colpevole”, un noir e, insieme, un romanzo storico, però non solo un noir, non solo un romanzo storico, un romanzo di un intreccio notevole, ricco di tanti spunti…
Massimo Gobessi (Sconfinamenti)

Poliziesco tradizionale, ben orchestrato. Ma la sorpresa del romanzo è la svolta politica. Accanto alla scontata denuncia dell’estremismo neofascista, affiora l’appassionata condanna della connivenza di gran parte della sinistra italiana a difesa di partigiani titini, come Oskar Piškulić e Ivan Motika, che, malgrado il processo, la fecero franca.
Marino Freschi (Il Giornale)

Se i luoghi sono cornice viva e vivida,le persone che compaiono tra le pagine di Zandel non rappresentano soltanto le piste investigative da esplorare, ma appaiono simboli, paradigmi delle varie categorie umane e sociali coinvolte in una vicenda che dal Novecento giunge irrisolta e dolorosa fino a oggi (…)Prende forma, pagina dopo pagina, un coro di voci, un caleidoscopio di punti di vista, che la prosa sicura e agile dell’autore gestisce con abilità, senza sottrarre alla narrazione ritmo e vivacità, regalando anche sprazzi di ironia e di poesia dei sentimenti. Attraverso l’uso sapiente ed efficace del dialogo, Zandel illumina le diverse prospettive, scavando alla ricerca delle radici dell’odio che acceca, illuminando le opposte strumentalizzazioni ideologiche, in un percorso di conoscenza e confronto volto a proporre un approccio differente, che faccia finalmente giustizia della sofferenza e degli errori di tutti.
Daniele Cambiaso (ThillerNord)

Sicuramente, dopo Claudio Magris è l’autore che meglio ha raccontato storia e cultura di quelle terre, discutendo le tesi di Enzo Bettiza sul colore politico degli infoibati e su ciò che resta nella memoria dei figli circa l’eccidio dei padri. Lo ritroviamo in libreria con il noir a sfondo storico, Eredità colpevole, edito da Voland nel gennaio di quest’anno.
Raffaele Nigro (Avanti!)

Il romanzo cattura subito l’attenzione del lettore perché parte con l’omicidio di un magistrato. Il giudice La Spina viene freddato davanti al portone di casa con cinque colpi di pistola l’ultimo, fatale, alla nuca. (…) Scritto nella forma intrigante ed incalzante del giallo, l’autore fa anche un’analisi storica, lucida, rigorosa ed equilibrata delle tragiche vicende fiumane del dopoguerra con l’obiettivo costante di ricercare la verità sulle Foibe senza concedere nulla alle interpretazioni degli opposti estremismi.
Enrichetta Cadorin (premio Comisso 15 righe)

Nemmeno il più distratto dei lettori potrebbe definire tale romanzo “solo” un noir, perché in queste circa 250 pagine, che si leggono d’un fiato, compare un contesto storico mai forse così lucidamente descritto, un’implacabile denuncia di tutti gli estremismi, una condanna senza sconti delle retoriche ideologiche del Novecento, tanto del fascismo che del comunismo, con un’equidistanza, consapevolezza e lucidità, potrei dire davvero uniche nel nostro panorama nazionale, non solo letterario. “Eredità colpevole”, che segna il raggiungimento della piena maturità stilistica ed espressiva dell’autore, dovrebbe costituire patrimonio didattico per le nuove generazioni.
Cinzia Esposito (L’Incontro)


Giallista di solido impianto, Diego Zandel ha scelto per il suo nuovo libro una sfida non da poco, raccontare la spinosa questione istriana mettendola nella cornice di un thriller ambientato ai giorni nostri. Un argomento divisivo e parecchio ingombrante, quello delle foibe e dell’esodo, delle contrapposizioni tra partigiani italiani e jugoslavi, di conti mai saldati e di un lungo dopoguerra che sembra non finire mai. E che, come si vedrà nella finzione del racconto, continua a dividere a suscitare vendette e sangue. Comunque, un carico di dolorose memorie soprattutto per chi, come Zandel, è figlio di profughi fiumani, nato nel 1948 nelle Marche dove i suoi erano sfollati, e poi sempre vissuto a Roma. C’è tutto questo in‘Eredità colpevole’ (Voland, pagg. 244, 19 euro), appena uscito per il Giorno del ricordo, raccontato con le atmosfere in cui Zandel si trova più a suo agio, quelle in cui può mescolare la politica e il mistero.
Paolo Marcolin (ll Piccolo)

Diego Zandel, con il romanzo-verità ha cercato di ricostruire in parte gli avvenimenti di un passato caratterizzato da quelle atrocità, che si pensava e si pensa non possano appartenere al genere umano. Il suo libro è dunque un monito ai giovani e meno giovani a non lasciarsi manipolare e a comprendere che gli eventi di allora, nel sentimento del lutto e del dolore vissuto dai profughi sradicati dalle loro terre, simili a quelli vissuti oggi da altri popoli europei, vanno ricordati con l’emozione dello sdegno per evitare che divengano pallide parole perse nei meandri della società dell’iperinformazione.
Miryam Muhm (Assadah)

Diego Zandel, figlio di profughi fiumani, affronta temi molto delicati, ancora oggi capaci di suscitare reazioni forti, divisive: le foibe, l’esodo, le contrapposizioni tra partigiani italiani e jugoslavi, uniti nel combattere i nazifascisti ma divisi sul futuro assetto di quelle terre.
Andrea Coco (Leggeretutti)

Un appassionante giallo costruito con maestria dall’autore.

Alberto Basciani (Poli logo, dialoghi plurali a est)



Un romanzo pieno di colpi di scena, estremamente appassionante, che ci tira dentro la storia fin dalla prima pagina, ma che è anche un libro capace di mettere insieme un passato della nostra Italia, sul quale è necessario riflettere proprio per la sua complessità.

Demetrio Salvi (Dalla presentazione di eredità Colpevole a Napoli)



Eredità colpevole è un romanzo che sa rimettere in discussione supposizioni di colpevolezza ormai radicate nell’immaginario collettivo, che ripropone una rilettura della storia dal punto di vista di chi nella sua narrazione non si riconosce e vuole dichiarare la sua diversità ideologica. E che soprattutto mostra la difficoltà di conciliare il diritto istituzionale con quello naturale, a volte non coincidenti al punto da scatenare ulteriore violenza.

Cristina Benussi (Università di Trieste, dalla presentazione di Eredità colpevole a Trieste)

 

Un’avvincente indagine dalle tenebrose tinte noir, una lunga minuziosa e rischiosa investigazione, che finirà per tramutarsi in un sofferto e frammentario viaggio verso una tremenda conclusione , condotta faticosamente tra Roma e Trieste pur con l’indiretto ma fattivo apporto delle forze dell’ordine (non è il primo delitto del fantomatico centauro che ha già colpito, ma non c’è il via libera per scavare di più ), di un inviato speciale in caccia di indizi, tracce, documenti sepolti in polverosi archivi semidimenticati per arrivare a volti e nomi.

Seguendo variegate piste esplorative, senza lasciarsi fuorviare, riprendendo contatto con alcune figure del suo passato, in grado di offrire indizi, fornire prime spiegazioni e proporre altre complicate piste da seguire, Lednaz dovrà ripercorrere una delle pagine più sanguinose della storia, cercare di scardinare la quasi inviolabile cassaforte del resoconto delle peggiori atrocità della Seconda guerra mondiale nei confronti di essere umani innocenti e il conseguente esodo di un intero popolo che viveva sereno e ha dovuto rinunciare per sempre alle proprie radici.
Un’avvincente indagine dalle tenebrose tinte noir, anche insozzate da un’insanabile forma di razzismo e atroce disumanità, condotta tra Roma e Trieste, che porterà il protagonista a raggiungere una drammatica verità.

Patrizia Debicke (liberidiscrivere.com)

 

Non c’è ovviamente revanscismo nell’angolo visuale scelto da Zandel, anzi; coerentemente con le battaglie intellettuali condotte dallo scrittore, uomo di pacificazione, il suo alter ego romanzesco vuole nettamente distinguersi da chi ancora coltiva nei confronti degli slavi d’Istria e di Fiume un (auto-lesionistico) sconfinato rancore: «per me invece, essendo ormai giunti alle terza o quarte generazioni nate e cresciute lì, come mio figlio era nato e cresciuto a Roma sentendosi a tutti gli effetti romano, questa gente non era più da considerare occupante straniero, ma rappresentava ormai un’entità nazionale, politica e amministrativa con cui avviare un dialogo di pace e di collaborazione nel rispetto reciproco». Questo dunque l’importante succo etico del libro, quello che vorremmo restasse come un seme che può dare frutto nell’animo del lettore, naturalmente dopo che si sia deliziato seguendo le intricate indagini di Guido Lednaz.

Fulvio Senardi 

 

In Eredità colpevole, Diego Zandel ci invita, con il linguaggio della letteratura, a guardare ai sanguinosi e drammatici eventi del confine orientale dopo la Seconda guerra mondiale con gli occhi e gli strumenti dell’indagine storica imparziale ma soprattutto a evitare ogni posizione radicale, da una parte e dall’altra.

Antonio D’Alessandri (Università Roma Tre, presentazione del libro all’hub Moby Dick)

 

Così il romanzo, oltre ad avere una solida struttura noir, si trasforma in qualcosa di più, ovvero una dettagliata ricostruzione storica (…) e mi sento di consigliarne la lettura anche a chi volesse conoscere meglio determinati eventi storici.

Marilù Oliva (Libroguerriero)

 

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